1) alle email, ai messaggi, se posti educatamente bisogna sempre rispondere. Anche un no, grazie brevissimo va bene. Ma bisogna rispondere per educazione.
In effetti, rileggendo il punto 2, non lo stamperei integralmente… CI SONO delle cose che so fare meglio io, e che se le fa un altro poi le devo provare ad aggiustare / cancellare e quindi rifare.
Il mio merito è cercare di non fare le cose che per certo non so fare :-D
Grazie per gli spunti di riflessione. Mi sentirei di aggiungere un aspetto al punto 3. In taluni contesti aziendali, accanto alla causa interna di cui parli, ne esiste a mio avviso una esterna. E' spesso visto con sospetto chi svolge il proprio ruolo senza sembrare costantemente di fretta, in una sorta di "sono troppo impegnato ergo lavoro".
Hai ragione, è vero, in molti contesti è così, purtroppo ancora in molti guardano più quanto una persona sia "seduta sulla sedia" piuttosto dei risultati che porta.
Ma credo che le cose stiano decisamente cambiando!
Lo credo anche io, e per fortuna! Per una pronta perdita di queste maschere da busy beaver e un trionfo del godersi la vita al proprio ritmo - lavorativa inclusa ovviamente.
sono d'accordo con te su tutto, in particolare sul fatto che molte persone sono dipendenti da questa condizione di iperattività e non se ne rendono conto.
C'è un punto su cui suggerirei uno sguardo diverso - e mi piacerebbe ovviamente il tuo punto di vista - ed quello sulla delega.
Io non dirigo un'azienda, faccio la project manager freelance e posso decidere se e quali progetti accettare, con un'idea abbastanza attendibile dell'effort necessario prima ancora di prendere il lavoro.
Su progetti con una durata media di 6-10 mesi delegare una mia attività ha senso solo in caso di necessità come malattia, ferie, overloading (che comunque può capitare), diversamente non lo vedo sostenibile dal punto di vista costi/benefici (perché richiede tempo per un passaggio di consegna anche minimo).
L’articolo intende dare alcuni spunti generali per cui alcuni più e altri meno sono adatti per le situazioni singole.
Nel tuo caso, essendo di fatto una lavoratrice autonoma, manca un’organizzazione o un team a cui delegare.
Alcuni spunti su cui potresti riflettere, se è un tema che senti:
- potresti forse automatizzare con dei software alcune parti del tuo lavoro?
- potresti esternalizzare alcuni progetti più semplici su dei collaboratori junior?
- potresti esternalizzare alcune parti a minor valore aggiunto del tuo lavoro, o alcune fasi come per esempio quella di vendita oppure quella amministrativa?
- potresti avvalerti di assistenti virtuali per supportarti sulla pianificazione operativa?
Chiaramente, molte di queste scelte hanno un impatto diretto sul tuo conto economico: in sostanza meno margine da un lato, possibilità di scalare su più progetti oppure di più tempo libero dall’altro!
Quando ero un copy giovane giovane ho chiesto un colloquio con il mitico Emanuele Pirella, allora all’apice della professione pura. Emozionata, ho cominciato scusandomi di interferire con un’agenda certo traboccante di (mirabili) impegni. E lui, tranquillo: ma no, perché? C’è tutto il tempo.
Sono capitato qui per caso dopo la tua intervista nel podcast di HC. Gran bel post complimenti. Mi sa che mi vado subito a prendere il tuo libro sul imprenditoria :-)
Lo consiglieresti anche a chi fa il manager e non l'imprenditore?
Ciao Alessio, sono di parte per consigliarti il libro, ma molte persone che non fanno gli imprenditori mi hanno dato dei feedback positivi dopo la lettura.. per cui credo e spero di sì!
Nel caso, fammi sapere poi cosa ne pensi, grazie mille per il commento e a presto!
Ciao Michele mi ha fatto riflettere molto il tuo intervento di oggi. Soprattutto su quanto il mio lavoro impatti sulla crescita aziendale, cercando di legarlo a metriche precise e obiettivi di crescita. Come se fossi l'imprenditore della.mia impresa persona. È una riflessione seria che sto rimandando da troppo tempo
1) alle email, ai messaggi, se posti educatamente bisogna sempre rispondere. Anche un no, grazie brevissimo va bene. Ma bisogna rispondere per educazione.
2) è da stampare la seconda motivazione…
Grazie!
Io stamperei anche la terza . Ciao ! :)
Grazie Sabri!
In effetti, rileggendo il punto 2, non lo stamperei integralmente… CI SONO delle cose che so fare meglio io, e che se le fa un altro poi le devo provare ad aggiustare / cancellare e quindi rifare.
Il mio merito è cercare di non fare le cose che per certo non so fare :-D
:D
Grazie per gli spunti di riflessione. Mi sentirei di aggiungere un aspetto al punto 3. In taluni contesti aziendali, accanto alla causa interna di cui parli, ne esiste a mio avviso una esterna. E' spesso visto con sospetto chi svolge il proprio ruolo senza sembrare costantemente di fretta, in una sorta di "sono troppo impegnato ergo lavoro".
Hai ragione, è vero, in molti contesti è così, purtroppo ancora in molti guardano più quanto una persona sia "seduta sulla sedia" piuttosto dei risultati che porta.
Ma credo che le cose stiano decisamente cambiando!
Lo credo anche io, e per fortuna! Per una pronta perdita di queste maschere da busy beaver e un trionfo del godersi la vita al proprio ritmo - lavorativa inclusa ovviamente.
Ciao Michi,
sono d'accordo con te su tutto, in particolare sul fatto che molte persone sono dipendenti da questa condizione di iperattività e non se ne rendono conto.
C'è un punto su cui suggerirei uno sguardo diverso - e mi piacerebbe ovviamente il tuo punto di vista - ed quello sulla delega.
Io non dirigo un'azienda, faccio la project manager freelance e posso decidere se e quali progetti accettare, con un'idea abbastanza attendibile dell'effort necessario prima ancora di prendere il lavoro.
Su progetti con una durata media di 6-10 mesi delegare una mia attività ha senso solo in caso di necessità come malattia, ferie, overloading (che comunque può capitare), diversamente non lo vedo sostenibile dal punto di vista costi/benefici (perché richiede tempo per un passaggio di consegna anche minimo).
Cosa ne pensi?
Ciao Sara, grazie mille per il feedback.
L’articolo intende dare alcuni spunti generali per cui alcuni più e altri meno sono adatti per le situazioni singole.
Nel tuo caso, essendo di fatto una lavoratrice autonoma, manca un’organizzazione o un team a cui delegare.
Alcuni spunti su cui potresti riflettere, se è un tema che senti:
- potresti forse automatizzare con dei software alcune parti del tuo lavoro?
- potresti esternalizzare alcuni progetti più semplici su dei collaboratori junior?
- potresti esternalizzare alcune parti a minor valore aggiunto del tuo lavoro, o alcune fasi come per esempio quella di vendita oppure quella amministrativa?
- potresti avvalerti di assistenti virtuali per supportarti sulla pianificazione operativa?
Chiaramente, molte di queste scelte hanno un impatto diretto sul tuo conto economico: in sostanza meno margine da un lato, possibilità di scalare su più progetti oppure di più tempo libero dall’altro!
Spero di averti risposto.
Buona giornata
Quando ero un copy giovane giovane ho chiesto un colloquio con il mitico Emanuele Pirella, allora all’apice della professione pura. Emozionata, ho cominciato scusandomi di interferire con un’agenda certo traboccante di (mirabili) impegni. E lui, tranquillo: ma no, perché? C’è tutto il tempo.
Quando si dice un Maestro.
Sono capitato qui per caso dopo la tua intervista nel podcast di HC. Gran bel post complimenti. Mi sa che mi vado subito a prendere il tuo libro sul imprenditoria :-)
Lo consiglieresti anche a chi fa il manager e non l'imprenditore?
Ciao Alessio, sono di parte per consigliarti il libro, ma molte persone che non fanno gli imprenditori mi hanno dato dei feedback positivi dopo la lettura.. per cui credo e spero di sì!
Nel caso, fammi sapere poi cosa ne pensi, grazie mille per il commento e a presto!
Ciao Michele mi ha fatto riflettere molto il tuo intervento di oggi. Soprattutto su quanto il mio lavoro impatti sulla crescita aziendale, cercando di legarlo a metriche precise e obiettivi di crescita. Come se fossi l'imprenditore della.mia impresa persona. È una riflessione seria che sto rimandando da troppo tempo