La realtà è quello che pensi che sia, ma solo per te
Se un albero cade in una foresta e nessuno lo sente fa rumore?
Ho sempre pensato da bambino e da ragazzo che questa domanda fosse un paradosso, una di quelle domande zen da contemplare e il cui significato risiede ben oltre la loro risposta, che nella mia giovane mente davo per scontato fosse sì.
Il fatto che no, un albero che cade e nessuno sente non fa rumore, l’ho capito più tardi quando ho iniziato ad approfondire e vivere quel tema enorme che sta all’intersezione tra spiritualità e scienza, e che se vissuto e interiorizzato ci offre un modo nuovo e migliore di guardare alla vita di tutti i giorni e alle nostre relazioni con gli altri.
E, a proposito di questa intersezione tra scienza e spiritualità, la domanda sull’albero che cade è stata posta proprio in ambito spirituale da un vescovo irlandese circa tre secoli fa, e la risposta è stata fornita in campo scientifico quasi due secoli dopo, dalla rivista Scientific American, che separò concettualmente la vibrazione che l’albero effettivamente crea con la propria caduta rispetto al suono che, se non udito, non esiste.
Il suono, infatti, altro non è che il modo con il quale un sistema uditivo assorbe le vibrazioni dei corpi in oscillazione, e non esiste dunque come fenomeno oggettivo, né come proprietà indipendente dalla presenza di un ricevitore, ma solo come effetto percepito di un fenomeno.
Allo stesso modo, anche i colori e le forme, il tempo, lo spazio, la materia, la realtà: tutto quello che noi percepiamo è in gran parte costruito all’interno di noi, e molta della realtà effettivamente presente all’esterno non è invece da noi minimamente percepita.
Le margherite che noi vediamo bianche, per esempio, per le api sono verdi e azzurre: abbiamo ragione noi, le api, o come più probabile ci sbagliamo entrambi, ovvero vediamo entrambi qualcosa per quello che realmente non è?
Come per il suono, infatti, anche il colore non esiste come proprietà intrinseca degli oggetti, ma è soltanto una reazione psicofisica ai segnali nervosi ricevuti dagli occhi, che di fatto riescono a distinguere la frequenza delle onde elettromagnetiche: le margherite, dunque, non sono né bianche né verdi né azzurre, semplicemente riflettono la luce ad una certa frequenza.
La nostra visione del mondo è al 10% percepita con gli occhi, che alcune cose vedono ma la maggior parte delle cose non vedono, non solo a livello fisico ma anche a livello attentivo, come ben illustrato dall’esperimento di oltre vent’anni fa sull’attenzione selettiva di Simons e Chabris, e al 90% elaborata dal nostro cervello, che costruisce mondi dove non vi sono e che dà alle cose significati che non hanno.
Poi, poco dopo lo svolgersi di un evento, questo viene nuovamente trasformato attraverso il processo di memorizzazione, a sua volta condizionato anche dalle nostre emozioni.
Ne parla dunque la scienza, lo dimostra la fisica quantistica, lo sanno da sempre le religioni nelle loro correnti esoteriche e spirituali, quasi mai nel modo in cui vengono raccontate superficialmente alle masse per fini e per scopi che con loro niente hanno a vedere: il nostro mondo non è affatto reale come crediamo e come ci appare.
Ricordalo la prossima volta che pensi di avere ragione e che qualcun altro si sbagli.
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