Intelligenza artificiale, intelligenza umana
Sono una persona interessata ai temi dell’innovazione, non soltanto sul piano scientifico, tecnologico e tecnico quanto soprattutto su quello sociale, filosofico e umano: capire la direzione verso la quale il progresso sta andando permette infatti di anticipare, almeno in parte, la comprensione della società, e dell’uomo contemporaneo e futuro.
L’intelligenza artificiale, l’automazione e l’interazione sempre maggiore tra uomo e macchine, per esempio, che umanità stanno creando?
Personalmente, non sono né tra gli utopici, entusiasti ottimisti, né tra i distopici pessimisti, e credo che come tutte le cose anche queste evoluzioni produrranno aspetti positivi e negativi, sui quali mi interrogo.
Davvero molti lavori verranno persi, o invece come è più probabile se ne creeranno di nuovi? Ma saranno lavori sempre più, o sempre meno, gratificanti per l’individuo?
Avremo sempre bisogno di lavorare per vivere e sostenerci? L’internet delle cose e l’automazione sempre più efficace, efficiente, del modo con il quale possiamo soddisfare i nostri bisogni, ci permetterà di dedicare più tempo alle nostre passioni, o sarà alla fine anche una sorta di trappola?
I progressi nel campo della robotica renderanno obsoleti alcuni lavori e ci regaleranno più tempo libero? E sarà questa la rivoluzione che ci permetterà, da anziani, di essere aiutati a superare i nostri limiti non più solo da assistenti umani ma anche da questi oggetti, digitali e fisici al tempo stesso, intelligenti forse anche più di noi ma – mi auguro – non coscienti?
Probabilmente, infatti, raggiunta una certa età non avremo, come specie umana, molte altre speranze se non quella di venire assistiti da strumenti robotici, se consideriamo il rapporto ONU secondo il quale, nel 2050, una persona su quattro in Europa e America del Nord, e una su sei a livello globale avrà oltre i 65 anni.
Il riconoscimento facciale, la blockchain con il mondo criptovalute ormai abbastanza sdoganato e con quello legato agli NFT di cui ormai sempre più si parla e si scrive, la realtà virtuale, quella aumentata… potremmo scrivere libri su come il mondo sarà diverso in ogni aspetto anche piccolo della nostra quotidianità, ma quello su cui voglio soffermarmi è questo: più la nostra esperienza di vita diventa tecnologicamente avanzata, più le mansioni che svolgiamo sul lavoro potranno essere svolte automaticamente da macchine, più l’intelligenza artificiale sarà in grado di assolvere anche a ruoli creativi, più allora l’intelligenza umana, e solo questa, ci salverà dall’irrilevanza e dalla noia.
Abbiamo quindi bisogno di accrescere e sviluppare sempre più quella piccola, piccolissima fetta di intelligenza tipica di noi specie umana che per quanto evoluta nessuna macchina artificiale potrà mai sostituire: la leadership, la capacità di lavorare in gruppo, l’intelligenza emotiva, l’intuito, la capacità di ascoltare non solo le parole ma anche le emozioni, le intenzioni degli altri.
Sono questi gli ambiti in cui credo sia fondamentale che ciascuno di noi cresca, ed è questa un’area che, ritengo, il nostro sistema educativo dovrebbe mettere al centro della crescita dei nostri figli, dalle elementari fino alle università.
Se ti piace questo blog ti può piacere anche il mio libro: si chiama La tua idea non vale nulla ed è un po’ un manuale, un po’ una narrazione, un po’ una serie di consigli e punti di vista su come fare impresa e farlo bene.
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