È meglio fallire che non provare
In quest’ultimo anno e mezzo tra covid e lockdown siamo tutti stati più del solito in contatto con quella linea sottile tra il tema della vita e quello della morte: chi di noi, infatti, nel febbraio dello scorso anno, vedendo i contagi salire, gli ospedali pieni, il numero dei morti che continuava a crescere impietoso, non ha avuto un po’ di paura che, ecco, magari questa esperienza di vita che così tanto ci piace non stesse in qualche modo per finire?
E, altrettanto, in quella prima fase in cui i dati erano ancora poco chiari e sembrava davvero che il covid ci avrebbe potuti portare tutti dall’altra parte, chi di noi non ha accettato di rinunciare alle cose belle della vita come gli abbracci, le uscite, gli aperitivi, i pranzi e il contatto umano?
In fin dei conti, chi più chi meno e con qualche eccezione, abbiamo preferito la sopravvivenza rispetto alla vita con il rischio della morte.
Poi, prima o dopo, quasi tutti abbiamo pensato che a livello sociale il compromesso non poteva essere così prolungato, così totalizzante, e abbiamo inserito nell’equazione anche il tema della qualità della vita, delle relazioni con le altre persone, della salute mentale e fisica e dell’economia.
Andando al di là di questo periodo pandemico e parlando più in generale, chi di noi non conosce qualche persona così spericolata e avventurosa, piena di vita, di voglia di fare esperienze, da mettersi a volte a rischio e in pericolo, e dall’altra parte qualche persona estremamente prudente, timorata, che non rischierebbe mai niente e alla fine un po’ si appiattisce sulla rinuncia?
Ognuno di noi in qualche modo si colloca in un punto intermedio della linea, dove a un estremo – radicalizzando il concetto - si trova la voglia di vivere, e all’altro la paura di morire.
La paura, se non gestita, porta molto spesso alla rinuncia, alla stasi, al paesaggio meno incredibile. Ma, se cavalcata, porta di solito al coraggio, all’azione, all’adrenalina.
Lo stesso succede nella vita professionale e nell’impresa: la paura non gestita ti porta a preferire il compromesso rispetto alla missione, lo stipendio “sicuro” a fine mese rispetto a quella cosa che vorresti fare ma che non sai se ti pagherà da mangiare. Gestire la paura, invece, ti porta a provare, a fare, a realizzare, a costruire, a volte purtroppo a fallire, ma sono sicuro che anche di fronte ad un fallimento, con meno soldi e magari con qualche difficoltà, avrai senza dubbi preferito provarci.
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