Cinque consigli per chi ha appena avviato un’impresa che non riguardano il fare impresa
Fare l’imprenditore è il sogno di molti ma non tutti ci provano, e tra quelli che provano in pochi ci riescono. Tra quelli che riescono, poi, non tutti sono felici - qualunque cosa significhi questa parola - come pensavano sarebbero stati una volta arrivati, qualunque cosa significhi anche questa parola.
Raggiungere i propri obiettivi, infatti, non è mai sufficiente per realizzare un senso di appagamento e realizzazione, e meno che mai è la chiave per la felicità e lo stare bene, perché ogni obiettivo realizzato ne scopre alle sue spalle uno nuovo che vogliamo di nuovo, ancora, raggiungere.
Personalmente, faccio l’imprenditore da dodici anni e in questo tempo di imprenditori ne ho conosciuti molti. Ho visto persone brillanti guidare aziende incredibili ma anche persone modeste o discutibili guidare aziende importanti, ho visto persone realizzate nonostante guidassero aziende modeste e persone infelici per le quali fare impresa era un rifugio rispetto a se stesse.
Ho visto molti ragazzi partire e a tutti loro voglio dare cinque consigli da imprenditore, che non riguardano il fare impresa.
Uno. Fare impresa è figo ma tu vali di più.
Quando si parte si ha in testa un obiettivo, una missione, un sogno, e spesso si è disposti per realizzarlo a fare sacrifici, lavorando in maniera insistente sulle proprie idee e sui progetti, facendo di tutto per muoversi di un piccolo passo in avanti, in salita. Rinunciando, spesso, ad altre parti di noi.
Non farlo troppo, però, perché di quelle altre parti di te avrai bisogno ogni volta che le cose andranno male – e fidati che succederà più frequentemente di quanto lo immagini.
Due. Non lamentarti: sei un privilegiato anche solo per poterci provare.
Fare impresa significa voler dare una forma alle cose che hanno una forma diversa e che la forma che tu gli vuoi dare non la vogliono prendere. Quando questo succede è facile finire per lamentarsi: dei clienti, dei dipendenti, delle tasse, della burocrazia e di chissà cos’altro.
Ricorda che la difficoltà è la stessa per tutti, e se fosse più facile lo sarebbe per tutti: lamentarti non ti porta niente di buono e non ti mette nelle condizioni di affrontare le sfide. Concentra, piuttosto, il tempo e l’energia in cose utili.
Tre. Se lavori in vacanza non è vacanza.
Non c’è niente di eroico, stoico o virtuoso nel lavorare in vacanza. Una call o un paio di e-mail possono capitare ma se lavori in vacanza c’è un problema: o hai organizzato male il lavoro – e allora organizzalo meglio – o non ti piace abbastanza stare con le persone con cui sei – e allora prendine atto, magari frequenta persone migliori per te.
E sia chiaro, la stessa cosa vale per i weekend.
Quattro. Le persone che incontri quando sali sono le stesse che incontri quando scendi (cit.).
Avere successo è qualcosa che ti gratifica e le persone quando hai successo ti cercano, a volte solo per questo. Le opportunità aumentano ed è facile farsi abbagliare da queste.
Ma tu non montarti la testa, sei sempre lo stesso cretino di prima e in fondo lo sai. Comportati bene, con educazione e rispetto. Rispondi a chi ti scrive, saluta sempre con il sorriso e non atteggiarti mai. È meglio essere persone per bene che persone di successo, e probabilmente tu puoi essere entrambe le cose.
Cinque. Le tue idee non valgono nulla: non cliccare qua se non vuoi scoprire perché.
Se ti piace questo blog ti può piacere anche il mio libro: si chiama La tua idea non vale nulla ed è un manuale umano per fare impresa e per farlo bene.
Se vuoi saperne di più, puoi ascoltare l’intervista qua sotto.