Ricordo un giorno alle superiori nel quale, passando per un corridoio, mi sono fermato davanti alla bacheca a leggere un annuncio di un concorsino letterario rivolto agli studenti di alcune scuole della città: avendo da sempre amato la scrittura, in quel momento ho deciso di partecipare.
Il tema del quale i racconti avrebbero dovuto parlare era l’amore: una volta davanti allo schermo, ho scritto invece la storia di una ragazza che veniva violentata dal fidanzato.
Prima di presentarlo, ho pensato di farlo leggere ai miei genitori i quali, colpiti, hanno duramente criticato il testo per i contenuti e la forma, e mi hanno proibito di presentarlo, perché oltretutto avrei fatto “una figura di merda”.
A pensarci ora, a vent’anni di distanza, mi sembra un ricordo lontano, quasi insignificante, e capisco bene le ragioni di allora dei miei genitori: probabilmente, io stesso al loro posto avrei dato un’opinione non troppo positiva.
Ma il motivo per il quale ti racconto questa storia è che il giorno dopo, arrivato a scuola, ho stampato tre copie del testo, le ho inserite in una busta e le ho presentate comunque al concorso.
I miei genitori, alcune settimane dopo, non potevano credere che avessi vinto il primo premio, ma ne erano comunque contenti e orgogliosi più di quanto lo fossi io.
Ricordo che quel momento è stato per me il simbolo dell’importanza nella mia vita di seguire soltanto me stesso, ed è stato dunque centrale per le mie evoluzioni future: era infatti un precedente fondamentale per decidere, alcuni anni dopo, di non seguire i loro consigli mentre cercavano di convincermi a desistere dal lasciare il lavoro “sicuro” per aprire un’azienda.
Ora che a mia volta sono padre di due giovani persone posso dirlo serenamente: noi genitori spesso non capiamo niente, pensiamo di parlare con i nostri figli ma molto spesso parliamo solo allo specchio.
Il ruolo di genitore è infatti qualcosa di realmente complesso, difficile, che mi porta molte volte a chiedermi se il punto di vista di questi bambini non sia magari migliore del mio, e soprattutto se le cose che cerco loro di spiegare siano davvero quelle migliori, corrette, quantomeno per il loro stesso futuro.
Sicuramente, mi sbaglio su un sacco di cose e non saprò mai realmente su quali.
Se allora sei un ragazzo e stai facendo delle scelte per la tua vita, che si tratti dello studio, del lavoro o di qualunque ambito per te importante, ascolta i tuoi genitori: hanno più esperienza, sono più maturi, sanno bene cosa è meglio per te.
Ascoltali, perché ci sono già passati e te lo dicono per il tuo bene.
Ascoltali, e poi fai esattamente tutto quello che vuoi.
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